31 Ottobre 2018 | ||
17:30 |
Voci dai Libri 2018 – ottobre-dicembre 2018
Nell’ambito della rassegna culturale ‘Voci dai Libri 2018‘, l’Agriturismo Gallina Giacinto è lieto di annunciare la presenza di Anna Foa mercoledì 31 ottobre 2018, ore 17:30, che illustrerà il libro ‘LA FAMIGLIA F.’ (Laterza Edizioni, 2018).
Conduce Franco Vaccaneo.
A fine incontro Moscato d’Asti ‘Farfarello’ e torta di nocciole offerti dall’Agriturismo Gallina Giacinto.
Coloro che lo desiderano potranno proseguire la serata con cena presso l’Agriturismo, per la quale è richiesta la prenotazione.
‘Voci dai Libri 2018’, incontri gratuiti e aperti a tutti tra letteratura, arte, musica, cinema, a cura di Franco Vaccaneo.
‘Voci dai Libri 2018’ ottobre-dicembre, consultate la Locandina Voci dai Libri 2018 e il Depliant Voci dai Libri 2018.
Anna Foa ha insegnato Storia moderna all’Università di Roma La Sapienza. Si è occupata di storia della cultura nella prima età moderna, di storia della mentalità, di storia degli ebrei. Tra le sue pubblicazioni: Ateismo e magia; Giordano Bruno; Eretici. Storie di streghe, ebrei e convertiti; Andar per ghetti e giudecche; Cicerone o il Regno della parola (con V. Pavoncello).
Edizione: | 20182 |
Collana: | i Robinson / Letture |
ISBN: | 9788858127643 |
pp: | 184 |
Prezzo: | 16,00 Euro |
Dal sito Edizioni Laterza:
La storia della sinistra italiana è anche una storia di famiglia. È il caso della famiglia Foa, dai nonni al padre Vittorio e alla madre Lisa, fino ai figli Anna, Renzo e Bettina. Una famiglia in cui la passione politica e l’impegno civile si sono intrecciati così fortemente con lo svolgimento della vita quotidiana da educare e governare anche le relazioni, i sentimenti.
Si aprono vecchie scatole con dentro foto e carte di famiglia: un trasloco può far riemergere il passato di tante vite. È quello che è successo ad Anna Foa. Storie di bisnonni, prozii e cugini, fino a quelle dei genitori, Vittorio e Lisa, ricordi a lungo accantonati. Avvocati mazziniani e ‘internazionalisti’, ‘suffragette’ e rabbini lasciano il passo ai primi socialisti, agli antifascisti di Giustizia e Libertà, ai comunisti. Come sfogliando un vecchio album, vediamo rievocati il fascismo, il carcere, la Resistenza, la Shoah, il dopoguerra, il 1968, gli anni di piombo, l’impegno di Lisa in Lotta Continua, il suo anticonformismo, la lunga saggia vecchiaia di Vittorio. Come in ogni storia di famiglia, le case sono centrali: le stanze delle case di vacanza, quelle dei nonni disperse per la Penisola, quelle dei genitori frequentate da amici d’eccezione. E poi il racconto dei luoghi e le città: Torino, la Valle d’Aosta, Roma, ma anche la Spagna della guerra civile, il Vietnam, l’Africa, la Cina. Quella che si viene a comporre, pagina dopo pagina, è una storia ‘intima’ della sinistra italiana. I libri che si leggevano, le percezioni politiche, il modo in cui il mondo esterno veniva filtrato da quello familiare. È anche la storia della fine di un’illusione, quella del comunismo, della sua lenta fine. Una storia familiare e autobiografica aperta a tutte quelle remissioni della memoria e a quelle percezioni personali che la rendono dichiaratamente parziale e non definitiva. Un esperimento storiografico nuovo e condotto ‘sul vivo’ per riscoprire le passioni del Novecento.
«Mio padre della Resistenza ha raccontato pochissimo, anche se l’ha definita il punto alto della sua vita. Quando raccontava, erano soprattutto le storie che riguardavano Lisa; di sé e di quello che ha fatto non diceva quasi nulla. Anche per Lisa la Resistenza era stato un punto alto, ma lei ne parlava molto, sia a voce in famiglia sia poi, da vecchia, nella sua autobiografia. Erano in genere racconti più avventurosi che tragici, il più drammatico è quello dell’arresto in Val Pellice di Willy Jervis, nel marzo 1944. Dovevano incontrarsi e lo vide da lontano arrivare in motocicletta sulla strada. Stava per fargli un cenno quando si accorse che Jervis guardava fisso davanti a sé e vide sulla moto, dietro di lui, un SS che gli puntava una pistola alla nuca. L’SS non era un tedesco, ma un italiano del battaglione di SS italiane Debica. Jervis fu fucilato dopo mesi di torture, nella piazza di Villar Pellice.
Credo che mia madre sia stata molto segnata da quella morte. Nel suo libro scrive che nonostante il dolore, le persecuzioni e la morte erano state messe in conto e facevano parte della vita quotidiana. Eppure, la nonna diceva sempre che Lisetta con la guerra partigiana era molto cambiata e aveva perso la sua spensieratezza.
Mia madre sapeva sparare e nel dopoguerra ha avuto il titolo di «partigiana combattente», ma la sua Resistenza non è stata una resistenza armata. Ciclostile, trasporto di materiale clandestino, a volte anche di armi. Con Giorgio Spini smontavano e rimontavano mitra, me lo ha ricordato tutto felice lui ad un convegno. E sembra che dopo la mia nascita qualche arma sia anche stata trasportata nella mia carrozzina, sotto le mie copertine. Si muoveva, Lisa, tra Torino, Milano, e la Val Pellice. I suoi compiti erano di quelli che venivano affidati preferibilmente alle donne, che suscitavano meno sospetti degli uomini. E poi, il gioco dei ruoli, gli uomini combattevano, le donne aiutavano. Ma i rischi erano comunque altissimi. Una volta lei e una sua amica si fecero aiutare da un soldato tedesco che passò loro dal finestrino del treno una valigia pesantissima. Erano belle ragazze e poi mia madre parlava un po’ di tedesco. Ma cosa c’è in questa valigia?, domandò il tedesco mentre gliela passava. Pensava, immagino, alla borsa nera. «Armi, naturalmente», rispose mia madre. Grande risata del soldato e delle due ragazze. Ed armi infatti erano, sia pur smontate, e la valigia non era nemmeno chiusa a chiave. Credo che, in un suo modo tutto particolare e privo di retorica, mia madre amasse il rischio»